

AAA Cercasi solidarietà. In tempi di coronavirus l’ipocrisia ha gettato la maschera. A tutti i livelli.
Applaudiamo l’aereo che riporta in patria il diciassettenne bloccato in Cina da un normale stato influenzale. Ma poi vogliamo bloccare chi rientra in Sicilia. Stiamo in ansia per i nostri ragazzi che hanno difficoltà a rientrare dai Paesi dove partecipavano al progetto Erasmus. Ma poi rifiutiamo l’attracco a navi che ospitano anche italiani.
Succede anche che un margheritese risulti positivo al contagio, probabilmente contratto a Sciacca. E la circostanza non fa notizia. Poi arriva la notizia di un altro contagio. Ed il popolo di facebook si appassiona al caso.
Il primo cittadino, Franco Valenti, si affida al web per chiarire, con un video, che il secondo margheritese risultato positivo agli esami, al momento del contagio non si trovava in paese ed attualmente è ricoverato fuori provincia.
Non è chiaro se la finalità del video fosse quella di dire: scampato pericolo per i margheritesi che risiedono in paese o se volesse essere un invito a stringersi con calore attorno alla famiglia del compaesano.
Centinaia i like sul video del post. Parecchie diecine i commenti. Tutti rivolti a dimostrare pubblicamente la loro gratitudine al sindaco che li ha informati che il margheritese non si trova in paese. Una notizia liberatoria.
Come dire: si trova fuori provincia? Meno male. Per noi.
Nessuno ha dedicato un rigo per manifestare la propria vicinanza al margheritese alle prese con il coronavirus e alla sua famiglia. Nemmeno un commento è stato indirizzato al compaesano. Nemmeno uno. Neanche per sbaglio. Tutti concentrati a ringraziare il sindaco per la “bella” notizia. Rassicurante. Per noi.
Si, restiamo a casa. Imponiamoci l’isolamento fisico. Perché con il cuore ci siamo già isolati da un pezzo. Anche su facebook. Magari commuovendoci con l'esempio di Papa Francesco che seguiamo in televisione o sul web.