

C’è ancora chi ha il coraggio di dire che il re è nudo: la ricostruzione post terremoto nella Valle del Belìce non è stata ancora completata.
Nel silenzio assordante di sindaci e parlamentari, in questo 52-esimo anniversario del sisma del gennaio 1968 che sconvolse i 21 paesi feudali situati sul territorio dove si incontrano le tre province di Agrigento, Palermo e Trapani, il sen. Pippo Montalbano è stato chiaro: l’opera di ricostruzione non è stata ancora completata.
Montalbano è stato sindaco di Sambuca di Sicilia e poi parlamentare nazionale, proprio nel periodo tragico in cui la natura da un lato e l’impreparazione politica dall’altro lato misero in ginocchio quel territorio che subito dopo la fine del medioevo vide nascere, per citare solo i centri belicini: Menfi, Santa Margherita di Belìce, Sambuca di Sicilia e Montevago.
I ricchi mercanti dell’epoca riuscirono ad acquisire un titolo nobiliare attraverso la fondazione di abitati e i matrimoni combinati. Dopo tre secoli e mezzo, la zampata del terremoto mise alla prova gli abitanti di quel territorio.
Il silenzio di tanti amministratori locali e la “timidezza” degli attuali parlamentari eletti dal territorio dimostra che 400 anni sono passati invano. Nel periodo feudale il titolo aristocratico si acquisiva dopo la concessione della licentia populandi, dopo 52 anni il titolo di parlamentare non è legato da nessun vincolo alla avvenuta ricostruzione di questi stessi Comuni.
L’intervento del sen. Pippo Montalbano ha trovato ospitalità nello spazio concesso, al Lions Club Sambuca-Belice presieduto da Teresa Monteleone, all’interno della tre giorni di Kaos, il festival itinerante dell’editoria che prova a coniugare libri e legalità. Festival itinerante che questo anno si è svolto a Sambuca di Sicilia dal 24 al 26 gennaio. Nei locali di palazzo Panitteri, ovviamente, e non al “trasferimento”, la zona di espansione di Sambuca realizzata a seguito del sisma del gennaio 1968.