

CHARGE (sindrome) – Poesia inedita su un bambino affetto dalla rara malattia
Nunn'ha’ vuci
mancu ci sinti.
Sulu ‘i to’ ucchi
cantanu li jorna
e li to’ manu,
ccu li jita fini,
disegnanu ‘a vita
ca tutti li jorna fa’.
Ccu li to malanni
lutti tutti li jorna
ma ‘u ristari tuttu sulu
si rivonta a ‘stu munnu.
Cori 'nmaculatu
chiusu ‘ddha ‘na aggia
di unni scappari nun pu’.
‘A vita va avanti,
va avanti ‘a to’ vita.
‘N'acchianata
sempri cchiù faticusa
ma ‘u disiu di luttari
ta da purtari a vinciri?
(Traduzione in italiano)
Voce non ne hai
neanche udito.
Solo i tuoi occhi
cantano i giorni
e le tue mani,
dalle dita sottili,
disegnano la vita
che tutti i giorni conduci.
Con i tuoi affanni
lotti ogni giorno
ma il tuo essere isolato
si ribella a questo mondo.
Cuore puro
rinchiuso in una gabbia
da dove fuggire non puoi.
Continua la vita,
continua la tua vita.
In salita
sempre più faticosa
ma la voglia di lottare
ti porterà alla vittoria?
“Il meglio viene spesso dalla provincia”, mi disse un giorno Guido Lopez che andai a prendere con la mia Alfasud all’aeroporto di Catania. Me ne sono ricordato leggendo le raccolte di poesie A robba ranni e Gocce di Giuseppe Bellanca.
Chi è Giuseppe Bellanca? Uno di quei talenti veri che nascono spontaneamente come i fiori di campo. Lui è di San Cataldo, a una bracciata da Caltanissetta. Fa il cardiologo. No, non è un poeta laureato e non gliene importa più di tanto. Sorride dietro i minuti baffetti a chi gli rimprovera la sua eccessiva modestia. Ma lui è fatto così. Il mondo ha camminato e lui è rimasto lo stesso. Porta negli occhi la semplicità, gli affetti e i sentimenti della sua terra, del favoloso mondo rurale, ormai scomparso, dove ha vissuto la spensierata fanciullezza. E, quando il lavoro glielo consente, si mette a dipingere quadri, dove esalta i colori della natura e scrive versi nei quali riverbera la sua grande carica umanitaria, il suo impegno sociale. Sì, c’è sempre una nota nostalgica e malinconica nei suoi versi ma sempre sorretta da un filo di speranza.
Piero Meli