

Il Giro d’Italia arriva nella Valle del Belìce con la sua quinta tappa: Agrigento-Santa Ninfa. Così facendo omaggia sia la Valle del Belice, nel 50° anniversario del terremoto del 1968, che la visita del Papa ad Agrigento nel 1993 in cui venne pronunciato il famoso anatema contro la mafia (anche se la parola mafia non venne pronunciata, nda).
Il Giro d'Italia era passato da Agrigento nel 1965, poi nel 1993 e nel 2008. Nella Valle del Belìce era passato nel 1993. La carovana, nella sua quinta tappa, è partita da Agrigento, attraverserà Porto Empedocle e si dirigerà verso Sciacca dove passerà nel centro cittadino. Tramite scorrimento veloce arriverà a Menfi e quindi nella Valle del Belice: Santa Margherita del Belice, Montevago, Partanna, Poggioreale Vecchia. La tappa terminerà a Santa Ninfa, dove il Giro d'Italia arriva per la prima volta.
Torna così all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale la Valle del Belice, una catastrofe dimenticata: 370 vittime, oltre mille feriti e circa 70 mila sfollati. Fra il 14 e il 15 gennaio 1968, tre scosse violente causarono morte e distruzione nei Comuni di Gibellina, Menfi, Montevago, Partanna, Poggioreale, Salaparuta, Salemi, Santa Margherita del Belice, Sambuca di Sicilia e Santa Ninfa.
Una ricostruzione mai completata, ma nessuno ne parla più.
La tappa nella Valle del Belice ricade in un giorno pieno zeppo di altri eventi: l’uccisione di Aldo Moro, per mano del terrorismo (e, per alcuni, degli “accordi di Jalta), e di Peppino Impastato, per mano della mafia. Nonché del probabile accordo sul filo di lana tra Lega e M5S. Ecco perché c’è il rischio che il passaggio del Giro d’Italia nella Valle del Belice avrà poca eco.
Intanto i sindaci belicini si dicono contenti della tappa del Giro d’Italia sulle strade dei loro territori. Anche se nessuno segnalerà che, dopo 50 anni, l’opera di ricostruzione non è stata ancora completata.