

di Laura Bonelli
La quarta di copertina di “Ossa, cervelli, mummie e capelli” (Quodlibet Compagnia Extra) riporta una sola frase: "I capelli di Beethoven contenevano una quantità spropositata di piombo".
Già questo dovrebbe far pensare al lettore che si sta cacciando in un bel guaio e, in effetti, è così.
L’autore, lo scrittore e traduttore Antonio Castronuovo, ama percorsi alternativi, distanziandosi dalle strade battute e ribattute della saggistica classica e apre nuovi sentieri andando a raccontare le biografie di personaggi famosi al di là della loro fulgida esistenza. Preferisce seguire la storia dei loro cadaveri, anzi, per essere più precisi, narrare le vicende accadute attorno a porzioni di estinti celebri.
Il libro si apre con le fettine in cui fu suddiviso il cervello di Albert Einstein e le molteplici indagini che ne seguirono per cercare il segreto della sua genialità. Ma si parla anche dello scheletro di Cartesio, dello strano viaggio del pene di Napoleone e dei già citati capelli di Beethoven.
Corpi come reliquie laiche, sottoposti a ricerche scientifiche o usati come merce per collezionisti. Oppure, come nel caso di Lenin, fonte di problemi e disquisizioni filosofiche perché l’uomo semplice di quel tempo, benché ateo e comunista, aspirava ad avere davanti gli occhi le spoglie del suo duce, con lo stesso fervore di un devoto di fronte ai resti di un santo.
Un libro colto e ironico con una qualità rara, quella di utilizzare i protagonisti come pretesto per raccontare, in realtà, pezzi di storia del pensiero e del percorso dell’uomo. Descrive l’affannosa e spietata ricerca di chi, temendo di vedere scomparire il genio che abita solo in alcuni, ne fa a brani la veste carnale, dimenticando che lo spirito dell’uomo non si può cercare in ciò che è morto.