

di Joseph Cacioppo
Montevago, carnevale 2017: il più bello della Valle del Belice. Santa Margherita di Belice c’è. C’è in maniera fisica ed artistica. C’è come entusiasmo, C’è come la migliore gioventù. C’è perché i locali pubblici del paese del Cafè House, attorno alle 23,00, avevano già abbassato le saracinesche. A Montevago, scenario del “carnevale più bello della Valle del Belice”, invece le saracinesche sono rimaste alzate fino alle prime ore dell’alba. Due i carri che hanno sfilato e che continueranno a farlo fino a martedì: uno di “fabbricazione” montevaghese, l’altro margheritese. Ma il luogo di “costruzione” è solo un piccolo dettaglio. L’entusiasmo dei giovani che si aggiunge e si sovrappone ai decibel delle musiche carnevalesche non ha confini. Già i confini. Da anni L’Araldo ipotizza un carnevale comune tra le due comunità che distano poco meno di quattro chilomentri. Gli assessori deputati dei due paesi, invece, si trovano su fronti opposti. Quello montevaghese si fa carico degli oneri del carnevale, quello del Cafè House invece preferisce spendere i soldi pubblici per altro. Una visione politica, dei due Comuni, inconciliabile. E così i giovani margheritesi scavalcano l’assessore alla cultura e trasferiscono il loro entusiasmo ed estro nella vicina Montevago. I social intercettano questa incongruenza margheritese, tra paese legale e paese reale, e la denunciano. La politica tace, stigmatizza Emanuele Giardina. Una pagina fbk (don Calogero Sedàra), vicina all’amministrazione Valenti, cerca di giustificare la scelta “politica” di non credere nel carnevale margheritese. I profili fbk filogovernativi si guardano bene dall’aprire un qualunque momento di riflessione sociologica. E mentre i ragazzi, margheritesi e montevaghesi, impazzano sulle vie di Montevago con i loro carri allegorici, l’assessore alla cultura si limita a far sapere di aver sporto querela contro chi, sui social, parla male di lui. Ma non si era detto che “a carnevale ogni scherzo vale”?