

di Laura Bonelli
"suonava con le dita, col corpo, con l’anima.
Suonava con tutto il suo passato, con il suo dolore e le sue passioni, modulando il mantice sugli strappi ritmici della tradizione bohemien parigina quasi ci fosse, oltre la musica, la voce di una qualche cantante della rue de Lappe degli anni Cinquanta."
Un artista talentuoso in cerca del tango perfetto, per il quale la musica diviene l' amore assoluto della sua esistenza e nessuna donna, benché desiderata e sperata, è in grado di raggiungere. Una passione totalizzante che diventa ossessione e si scontra con una quotidianità difficile da afferrare e da dirigere. Questo è Miro, il protagonista de “Il re del tango” (Gilgamesh Edizioni), ultimo romanzo della giornalista e scrittrice Carla Menaldo. Giunta al suo sesto lavoro letterario, l’autrice veneta parte dalle balere emiliane per dar vita ad una storia in cui l’amore carnale si scontra con quello incorporeo del suono e crea una spaccatura profonda, difficile da saldare.
Colpisce la scrittura di questo libro, che attraverso le parole sembra dar vita a fraseggi musicali tipici del tango e ne sottolinea il ritmo e gli accenti, in una danza passionale e sofferta. Un "dono maledetto" come scrive il poeta Claudio Ardigò nella poesia "Miro" che precede il romanzo.
Perché hai voluto approfondire il binomio tango-passione?
Credo che il tango nasca dalla passione, è un binomio inscindibile. Ritmo nato nell’America Latina dagli schiavi neri e dagli immigrati, il tango esprime il dolore della lontananza, il bisogno delle radici, il desiderio dell’amore e della carne. Il tango, nella sua espressione Argentina, è sangue, malinconia, riscatto, ed è, soprattutto, coppia. Ballato originariamente tra maschi, antesignano superamento del concetto di “genere”, il tango ha conservato anche nella sua interpretazione contemporanea di tango nuevo la sua componente primigenia e naturale della passionalità. Cinematograficamente basti ricordare in Frida la sensualità di un tango tutto al femminile ballato da Salma Hayek, la splendida interpretazione di “Por una cabeza” di Al Pacino inScent of a woman, o la decadenza sfatta e disperata di Marlon Brando in Ultimo Tango a Parigi.
Nel tuo libro c’è anche un aspetto doloroso legato a questo tipo di musica. E' questo che trasmette, secondo te?
Che il tango non sia un tipo di musica “allegro” mi pare fuori discussione. Che poi il dolore, nelle diverse sue declinazioni ma soprattutto inteso come il dolore fondo provocato dall’amore nelle sue forme di privazione, lontananza e tradimento, faccia parte integrate di questo genere musicale è altresì vero. Ne Il re del tango il sentimento di dolore coincide con l’ossessione della musica da una parte (nel protagonista Miro), e con l’incapacità di essere musica dall’altra (in Nina), ovvero si tratta sempre di un dolore diffuso, un veleno che scorre nel sangue invadente e sotterraneo. Un dolore che riconosci ma non puoi sradicare, perché bisognerebbe, appunto, dissanguarsi.
Miro è un musicista talentuoso che ha una passione per le donne. Cosa ti è piaciuto di lui tanto da renderlo protagonista della tua storia?
Mi vien da dire, un male comune agli artisti in genere, la passione (quasi sempre irresoluta) per le donne. La donna è da sempre la musa, colei che ispira, la bellezza, la carnalità, la sensualità, che vale nella pittura, come nella musica o nella letteratura. Miro nasce come personaggio all’inizio forse un po’ antipatico al lettore, che incarna alcuni stereotipi dell’artista – l’estemporaneità, l’inconcludezza, l’instabilità emotiva, l’incapacità sostanziale di vivere secondo parametri -, per poi portare via via il lettore a comprendere il suo “male dentro”, ad abbracciare i suoi difetti nel nome, appunto, della musica, del suo tango.
Di Miro mi è piaciuta la fragilità. Mi è piaciuta soprattutto la sua capacità di essere sempre al di là del campo visivo, nel luogo dove tutto è possibile, perché l’unica vita degna di essere vissuta è quella che vola sempre senza la coscienza dell’abisso di sotto.
Il brano Il re del tango, composto dal musicista Athos Bassissi, si può ascoltare sul sito www.carlamenaldo.it o su Youtube.