

di Michele Vaccaro
Dopo una pausa di riflessione e di studio, Enzo Maniscalco torna alla ribalta. La riflessione non è altro, per Aristotele e gli scolastici, la conoscenza che l’intelletto ha di sé. E il pittore Enzo Maniscalco, dopo alcuni anni d’intensa attività, aveva bisogno di fermarsi, di guardarsi dentro. Passata la lunga pausa di meditazione, ma anche di studio, è finalmente ripreso il suo percorso artistico. La sua, a nostro modo di vedere, ora è un’arte pittorica più realistica, più equilibrata, meno complessa, propria di un uomo maturo che vede le cose con più distacco e con meno fervore. E’ vero, non sono del tutto spariti i richiami simbolici, le inquiete atmosfere allusive, le rappresentazioni tra quotidianità e onirismo: ricorrendo a un ossimoro potremmo accennare a un onirismo senz’altro più vigile, controllato, che solo appena appena derealizza, che non abolisce l’identità dell’io, non elimina lo spazio, non suscita situazioni panfantasmatiche, ma esprime, semplicemente, l’angosciante drammaticità dell’essere. A inquietare prima erano le atmosfere paesaggistiche, rappresentate magistralmente con una combinazione di accesi e potenti cromatismi, che provocavano nell’osservatore un minaccioso e incombente senso di paura, una sorta, nonostante tutto, di quiete ‘prima’ della tempesta, e lo sollecitavano nell’individuazione dei messaggi reconditi contenute nelle vigorose immagini visive. Ora le tematiche sono meno crude, le rappresentazioni più distese, i colori meno accesi: è la vita reale a essere diventata protagonista.
Il percorso artistico del Maniscalco è ripartito con la magnifica mostra intitolata “La donna e il mare”, inaugurata il 19 marzo a Monreale presso la Galleria Civica d’Arte Moderna “G. Sciortino”, Complesso Monumentale Guglielmo II. ‘Personale’ riproposta a Santa Margherita di Belìce, in occasione della Settimana Gattopardiana (2-7 agosto 2011), e affiancata da una serie di quadri ispirati dal capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Su tutte si eleva l’opera “Il Gattopardo” (olio su tela, cm 80x60), che rappresenta Tancredi e la bellissima Angelica, rivisitati in chiave moderna, poco prima di un ballo: i due personaggi, incarnazioni del compromesso tra aristocrazia in declino e avida borghesia rampante, si apprestano a danzare in un’atmosfera surreale caratterizzata da un pavimento appena accennato sovrastato dal cielo e dalla luna. Sullo sfondo un paesaggio lunare un po’ fosco, quasi a testimoniare lo stato di trepidazione provocato, nell’animo dei due giovani, e delle loro classi sociali, dalle perplessità che accompagnavano la nuova situazione storico-politica generata dalla rivoluzione del 1860. Apprezzato pure il “Ritratto di Angelica” (olio su tela, cm 40x50), elaborato in maniera profonda e ricco di dettagli. Elementi opposti, come la finitezza dei particolari e il voluto non-finito, si pensi alla mano che tiene il ventaglio appena accennata, trovano il loro equilibrio in un perfetto mix che avviluppa lo spettatore dando vita a una nuova dimensione priva di confini.
I quadri del Maniscalco hanno avuto, tra gli altri, giudizi lusinghieri dall’attore e regista Michele Placido, dall’ex ministro Francesco D’Onofrio, dal critico Giaocchino Lanza Tomasi, dalla giornalista Elisabetta Bernardini, dell’Istituto di Pubblicismo di Roma, e della scrittrice Valeria Parrella, vincitrice del Premio “Giuseppe Tomasi di Lampedusa” 2011.
Prossima tappa, Sciacca. Nella città termale Maniscalco esporrà dal 2 al 15 dicembre nel locali del Circolo di Cultura.