

A sentire Selma, la protagonista di “Un Buddha in giardino”, di Franco Rosselli, dovremmo agire ascoltando il cuore. Facile a dirsi. Le cose si complicano se in campo scendono questioni razziali o di genere, ovvero pregiudizi e incomprensioni.
La saga di una famiglia afroamericana è la scusa per scrutare l’animo umano nel suo cammino della vita.
Selma, una donna di colore che sposa un italiano, è il “centro di gravità permanente” (by Franco Battiato) dove ogni problematica culturale e interiore è incanalata sulla strada del buon senso e del rispetto di se e degli altri. Dove il cuore deve indicare la “rotta” ma sempre lungo la via della propria dignità e assunzione di responsabilità.
Le singole storie, che tengono incollato il lettore fino all’ultima pagina (solo 326), s’intrecciano l’una con l’altra, così come i temi: la forza del vincolo familiare, l’integrazione razziale, l’omosessualità, l’antisemitismo, i sentimenti, l’amicizia.
Franco Rosselli ne “Il Buddha in giardino” (Graphofeel edizioni, € 14,00) compone un puzzle con i pezzi delle varie sfaccettature dell’animo umano, con i suoi timori, le sue ansie e le sue attese, in una società che evolve.
Il “pianto” dei personaggi, siano essi donne o uomini, da forza e umanità alle varie storie del romanzo. Quasi a dire che non bisogna vergognarsi di piangere.
Il romanzo è una sorta di fiaba, dove ogni tassello del puzzle si colloca nella giusta posizione, ma non è questa la caratteristica di questo gioco a incastri.
La chiave di lettura è il personaggio di Selma che, forte della sua esperienza: lei nera sposa un italiano emigrato in America quando ciò non era ancora “normale”, riesce a infondere tranquillità e incoraggia a essere quello che si è, facendosi guidare dal cuore.
E quando riceve la lettera con la quale il figlio Henry le comunica di essersi innamorato di un uomo, “Selma piegò la lettera e la infilò dentro la scollatura, così che vicino al suo cuore le parole di Henry trovarono un caldo rifugio”. E comunicando la notizia al resto della famiglia Selma usa parole di madre: “Lui è mio figlio, e ha dimostrato di possedere un grande coraggio, sono orgogliosa di lui”.
Stesso atteggiamento Selma lo riserva agli altri figli alle prese con le varie problematiche della vita.
Sentimentalismo? O più semplicemente una “istantanea” dei tempi che cambiano? Ovvero la conferma che la cosiddetta “morale” dipende dal luogo e dal tempo? Una cosa è certa: il romanzo di Franco Rosselli qualche riflessione la stimola.
Franco Roselli nasce in Friuli nel 1950, dopo anni di attività come “ghost writer” per alcuni sceneggiatori e registi del cinema europeo, lavora come autore e regista teatrale in Italia, Francia e Spagna. Approda alla RAI TV come regista nel 1987 e da anni è entrato nel gruppo di autori della trasmissione di RAI 3, Blob. Ha pubblicato un libro di racconti, Prima un idiota edito da Filippi Editore-Venezia e un libro fotografico Porte e finestre edito da Vada Crosby. Adesso sta lavorando a una seconda raccolta di foto per il suo prossimo libro, My America. Vive a Roma e nel Connecticut.