

di Ignazio Sciara
Il famoso romanzo “Il Gattopardo” di Giuseppe Maria Tomasi di Lampedusa è prettamente autobiografico, tanti luoghi e molti personaggi appartengono al paese di Santa Margherita di Belìce, dove lo scrittore ha trascorso molti mesi, negli anni dalla fine del 1800 a 1914.
Ne “I Racconti”, una sorta di anticipazione de Il Gattopardo, si legge: la casa di Palermo aveva allora delle dipendenze in campagna che ne aumentavano il fascino. Esse erano quattro: Santa Margherita Belice, la villa di Bagheria, il palazzo a Torretta e la casa di campagna a Raitano. Vi era la casa di Palma e il castello di Montechiaro ma in quelli non andavamo mai. La preferita era Santa Margherita nella quale si passavano lunghi mesi anche di inverno. Essa era una delle più belle case di campagna che avessi mai visto.
Tra i tanti personaggi, il principe di Salina don Fabrizio rappresenta lo scrittore stesso, le sue idee, i suoi ricordi, mentre Tancredi rappresenta il suo figlio adottivo. Un’altra figura controversa, odiata e amata nello stesso tempo dallo scrittore, è il sindaco Calogero Sedàra, padre di Angelica che nel romanzo sposerà il principe Tancredi. Calogero Sedàra, deriso per il suo frac, definito plebeo, odiato, un rospo da ingoiare, nel racconto de Il Gattopardo, rappresenta la classe sociale emergente che approfittò della rovina della classe nobiliare per acquisirne le proprietà.
Così Giuseppe Tomasi definisce questi luoghi: il Paradiso Terrestre e Perduto della sua infanzia.
Nel romanzo Il Gattopardo, viene puntualizzato che il sindaco Calogero Sedàra abitava di fronte al palazzo baronale, proprio nella Palazzata, a sinistra dell’Arco che collega la piazza con la via Collegio (vedi foto).
Così recita Il Gattopardo: Ritornato al palazzo il Principe salì nella libreria che era proprio a centro della facciata sotto all’orologio e al parafulmine. Dal grande balcone chiuso contro l’afa si vedeva la piazza di Donnafugata: vasta, ombreggiata dai platani polverosi. Le case di fronte ostentavano alcune facciate disegnate con brio da un architetto paesano; rustici mostri in pietra tenera, levigati dagli anni, reggevano contorcendosi i balconcini troppo piccoli; altre case fra cui quella di Don Calogero, si ammantavano dietro pudiche facciatine Impero.
In realtà questa casa, che si trova di fronte al palazzo Cutò, fu abitata da Calogero Giaccone, sindaco del comune di Santa Margherita dal 1877 al 1882.
Nessuna segnaletica informativa, finora, ne ha dato notizia. L’Araldo sta provvedendo a sua cura e spese a colmare la lacuna.