

St.mo Direttore de L'Araldo,
Con questa mia non intendo annoiarLa ma esattamente informare Lei ed i suoi lettori di una piccola grande questione. Ecco la storia.
Mio fratello Tommaso ha novant'anni, e da settantant'anni è emigrato dal suo paese nativo: Santa Margherita di Belìce.
Fin dalla sua prima gioventù, ha svolto la sua attività a tempo pieno da infermiere "nì lù Dutturi" Giuseppe Traina, con tanta passione ed amore che "lù Dutturi lu vulia bene comu un fighiù e me frati lù rispittava chiù di un padri".
Queste due nobili figure sanitarie, "lù dutturi" e l'infermiere, sono sempre stati amati e stimati in tutto "lu paisi" per il loro essere sempre a disposizione a "tutti li uri pì l'ammalati".
Mio fratello Tommasino continua ancora a fare l'infermiere mentre "lù Dutturi" da tempo ci ha lasciati.
Tommasino, così chiamato amorevolmente, non ha dimenticato quanto bene ha ricevuto, così ha deciso di donare a tutta la cittadinanza Margheritese una statua a futura memoria di "lù Dutturi di lì puvureddi", Giuseppe Traina.
Mio fratello ha assunto l'onere di far realizzare la statua e collocarla ove verrà indicato. Ma spetta all'Amministrazione Comunale, per competenza, mettere a disposizione un luogo idoneo all'iniziativa e predisporre quelle iniziative necessarie per tenere in sicurezza questa lodevole donazione di un Emigrante, realizzata da un grande artista margheritese contemporaneo quale è il Maestro Paolo Manno.
Mio fratello Tommasino ha novant'anni. La statua di "lù Dutturi" è pronta da due anni. Direttore, Le chiedo, pensa che le Autorità competenti la smetteranno di "annacarsi": tocca a tia ..., no a mia, no a iddu?
Con l'augurio che queste sceneggiate "per competenze" finiscano al più presto, forse un lodevole e generoso gesto di un compaesano potrà vedere la luce.
Edoardo Gallaci