

Joseph Cacioppo
Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne "Il Gattopardo", così come Kierkegaard in "Aut-Aut", affronta il delicato equilibrio tra "etica ed estetica". A sottolinearlo è Salvatore Silvano Nigro nel sul "Il principe fulvo" (Sellerio Editore).
Il libro di Nigro, giurato del premio letterario "G. Tomasi di Lampedusa", è una raccolta di quattro racconti: "Il romanzo di un turista", "Il mare, la morte, l'immortalità", "L'Ercole Farnese" e "Ultimo viene il cane", con i quali l'autore propone il percorso letterario dello scrittore assunto ad icone del paese del Cafè House.
Il primo racconto trae spunto dalle lettere inviate, da Londra, da Tomasi di Lampedusa ai cugini Piccolo, e che rappresentano quel modello ideale che avebbe ispirato il famoso romanzo.
Il secondo racconto, invece, si rifà a "Lighea", pubblicato ne "I Racconti". E che secondo Silvano Nigro mette in evidenza la paradossale metamorfosi acqua-stelle grazie alla quale don Fabrizio Corbera, Principe di Salina, attingerebbe l'agognata immortalità.
La morte e l'immortalità. Quel filo conduttore che pervade tutto "Il Gattopardo".
Sotto le vicende del Risorgimento, del plebiscito sulla Repubblica, di Chevalley, in una parola della grande storia, si celano le vicende delle storie personali dell'autore: la morte della classe feudale aristocratica (ben descritta da Pietro Gulotta sul numero di settembre 2013 de L'Araldo) cui Tomasi di Lampedusa appartiene e la sua propria.
"Il Gattopardo – ha scritto Javier Marias, premio G. Tomasi di Lampedusa per l'edizione 2014 – è soprattutto un romanzo sulla morte, sul prepararsi ad essa e sull'accettarla, perfino su una certa impazienza sul suo arrivo". Ecco quindi che "Lighea" rappresenta l'ambigua mediazione tra la "pulsione di morte del Principe" e quella parvenza di "immortalità" garantita dalla memoria del casato.
Anche "L'Ercole Farnese" della tenuta della Favorita di Palermo ha ispirato Tomasi di Lampedusa del suo romanzo.
Il quarto racconto trova forma nel gesto di Concetta che si libera dell'ultimo feticcio del padre buttando la pelliccia di Bendicò.
Chissà se il "gruppo di lettura di Sciacca" (in dieci anni di premio non se ne è formato uno a Santa Margherita di Belice?), sabato due agosto, farà un qualche richiamo al "romanzo sulla morte" di cui parla Javier Marias.