

Si dice che facebook si avvii verso il declino. Succede quando una importante innovazione tecnologica venga usata in maniera impropria.
Basta dare uno sguardo alle pagine facebook locali per accorgersi che qualcosa non va: pagine abbandonate in attesa che il “sistema” li cancelli.
Qualche anno fa, le pagine facebook riportavano più commenti personali. L’utente ci metteva del suo, giusto o sbagliato, in maniera pertinente o sparandole grosse.
Adesso ci limitiamo a quell’operazione che il computer ci ha reso familiare: “taglia e incolla”, senza partecipazione, senza alcun commento. Distrattamente o in maniera ricercata.
C’è chi copia frasi famose di letterati, poeti, giornalisti. C’è chi arriva a copiare le frasi del Papa, estrapolandole dal contesto in cui sono state pronunciate.
Nessuno aggiunge perchè quella frase lo ha colpito. Perchè ritiene utile “condividerla” con gli amici “virtuali”.
Una volta si andava in piazza, al bar, all’osteria; ma lì si parlava di calcio, macchine e belle donne.
Adesso siamo più “dotti”, più “colti” e - complice il telefonino, l’ipad, il computer - vogliamo farlo sapere al mondo intero. E così scopiazziamo a destra ed a manca, per fare bella figura sulla nostra pagina facebook.
Nessuno commenta il post dell’altro. Ci siamo ridotti a “macchine” della catena di montaggio: clicca “mi piace”; clicca “condividi”, clicca “esci”.
Per tanti sembra quasi che facebook sia una sorta di specchio magico, simile a quello della regina Grimilde della favola di Biancaneve, alla quale chiedere conferma su chi ha “postato” il copia ed incolla più bello del reame. Per qualcun altro più radical-chic, invece, facebook pare rappresentare il quadro messo in soffitta da Oscar Wilde ne “Il ritratto di Dorian Gray”: un modo per fermate il tempo sulla propria immagine giovanile.