

Aveva un cruccio Pino Bavetta nelle ultime settimane: facebook. Non che si stracciasse le vesti (non era suo carattere) ma lo indispettiva il fatto di non essere a conoscenza del chiacchiericcio che circolava sulla "piazza" virtuale. Grande lettore de L'Araldo, sia cartaceo che web, amava sapere, essere a conoscenza. Era convinto che con la conoscenza si poteva avere una visione globale di ciò che accade attorno a noi. E la sue voglia di conoscere non era legata solo all'attualità, alla politica (di cui era appassionato), ma anche al suo lavoro. Non era geometra, nè architetto e nemmeno ingegnere, ma era appassionato di urbanistica e di edilizia. Almeno da quando, in qualità di dipendente comunale, si occupava di repressione dell'abusivismo edilizio.
Ed anche in questa delicatissima veste procedeva con passo felpato: inflessibile ma disponibile a dare tutti i chiarimenti del caso.
Disponibile sia con i colleghi che con i professionisti che "incrociavano" la sua strada per abusi edilizi.
Devo dare testimonianza che, nella sua qualità di pubblico ufficiale, mi ha sequestrato due cantieri edili ed ha ingiunto a miei clienti diverse ordinanze di demolizione.
Non per questo la nostra amicizia si è mai incrinata. Su questo aveva le idee chiare: il lavoro è lavoro, l'amicizia è amicizia, e le due cose non si debbono confondere. L'amicizia esiste dove termina il rispetto del proprio ruolo professionale. Una regola d'oro sempre applicata. Una deroga la concedeva soltanto quando parlava dei suoi colleghi vigili urbani: una seconda famiglia, era solito dire.
In politica ci è quasi nato. Per anni è stato al fianco dell'on. Gaetano Gulotta, sia quanto questi ha rivestito la carica di sindaco che quella di assessore regionale alla sanità.
Finita la stagione dei partiti, aveva fatto un passo indietro. Aveva lasciato la trincea ai giovani della seconda repubblica. Stava in disparte, ma osservava. Osservatore politico attento. Le sue analisi erano precise e puntuali.
Era contento e felice della sua famiglia. Quando parlava dei suoi figli gli luccicavano gli occhi. Sorrideva sornione raccontando dei "disappunti" della moglie verso il comportamenti dei "giovani" figlioli. Ed al sorriso usava aggiungere che lui, da giovane, non era diverso.
Ed in mezzo ai giovani Pino Bavetta si trovava tutti i giorni, durante il servizio che svolgeva davanti le scuole. Da domani, gli alunni delle scuole locali, dovranno abituarsi alla presenza di un collega di Pino.
Questa domenica mattina avrei aspettato invano la sua abituale visita se non fossi stato avvisato che Pino non avrebbe più potuto creare la sua pagina facebook per curiosare nella "piazza" virtuale. Aveva 62 anni.