

di Michele Campanozzi
Un Santo che sembra dimenticato in altre Regioni d’Italia, San Giuseppe viene ritrovato ogni anno in Sicilia, ed in particolare nei paesi della Valle del Belice tra grandi onori e festeggiamenti, e processioni che lentamente attraversano tutte le strade.
Principalmente a Poggioreale, a S. Margherita di Belice, a Salaparuta, a Montevago, a Salemi, a Gibellina, un S. Giuseppe che porta per mano il Gesù ragazzino viene festeggiato con gli “altari” in esposizioni di dolci, torte, paste, pani, vini, prodotti vari della terra, ma soprattutto pasta di pane ricamata in tante composizioni artistiche intagliate con l’uso di particolari piccoli temperini con punta e taglio, “inventati” nei secoli della tradizione. Questi altari, fino agli anni ’40 erano poi “preda” devozionale dell’arrembaggio dei poveri, ma ora che un certo livellamento sociale ha portato maggior senso di dignità, i “poveri” non si manifestano più, e quindi i dolci, i pani e le torte vengono distribuiti alle famiglie del quartiere per “devozione” al Santo.
La Madonna, presente in chiesa un po’ in disparte, sembra compiacersi di dare campo libero al Santo dal bastone fiorito in anticipo, come le mimose che quì, per la festa della donna, si tingono di un giallo più intenso del solito.
Ma tra gli altari di S. Giuseppe, si sentono ancora diffusi gli echi dell’ anniversario di ricordo e meditazione sugli eventi sismici che travolsero, sconvolsero e rivoluzionarono la vita delle popolazioni di quella Valle che, partendo da un’area di incrocio delle tre province occidentali della Sicilia si allunga al trapanese.
Da quella zona anticamente nota come terra degli Elimi, provenienti dalla Grecia dopo la guerra di Troia: Poggioreale e Salaparuta su un lato, e S. Margherita (paese del Gattopardo) e Montevago dall’altro, si allunga su Gibellina, Partanna, S. Ninfa, e Salemi, fino alle antiche terre di Segesta e Selinunte (Castelvetrano).