

Riceviamo e pubblichiamo
La pioggia era venuta, la pioggia era andata; ed il sole era risalito sul trono come un re assoluto. Giuseppe mi chiede di fare una passeggiata in sua compagnia. "Ma certo-rispondo lesta!" La nostra passeggiata inizia dal cartello che indica l’ingresso al paese, provenienza Misilbesi e che declama: Santa Margherita di Belice, città del Gattopardo. Giuseppe guarda il cartello e scuotendo la testa dice: "Città del gattopardo?" "Perché dici questo? – osservo". "Siamo alle solite: tu vai e vieni e non vedi nulla." Iniziamo la salita che ci porta ad un quadrivio. Manca la segnaletica, ma per la gente del posto le direzioni sono note: contrada Piana Grande, quartiere Carnevale, centro città. Imbocchiamo la stradina che porta verso il paese. Un piccolo budello fiancheggiato da un fichìdindieto e da un vecchio muro tirato su con pietra e conci di tufo. "Guarda, che spettacolo indegno, emetico!" Abbasso lo sguardo e provo disgusto per tutta quella sporcizia che alberga in quella striscia di terra. Sono ben visibili: avanzi di pietanze, piatti di plastica, bottiglie, vestiario, di tutto e di più! Il grande pino, guarda silenzioso e taciturno. Se potesse parlare chissà; magari ci direbbe chi sono quei corretti cittadini che buttano i rifiuti sul terreno e non nei contenitori preposti allo scopo. Continuiamo a camminare. Siamo davanti al gommista. I margini della strada, anche qui, sono disseminati di immondizia. Giunti davanti al grande spiazzo notiamo che tutto il terreno antistante ha i bordi accanto alla strada sparsi di pattume. Alcuni cumoli di terra, silenziosi e tristi, sembra che vogliano giustificare la loro presenza che deturpa la vista del viandante. Il vasto quadrato di terra, che ora è una discarica accettata, negli anni passati era un orto."Il vecchio, caro orto grande". Quando desideravi degli ortaggi genuini, ti recavi lì e qualcuno dei coltivatori te li raccoglieva all’istante. Ma, questa è preistoria. Giuseppe ha una stizza di rabbia e sbotta: "Perché non la smettono di tirarmi sempre in mezzo! Santa Margherita, paese del Gattopardo. La mia, Santa Margherita, non è un paese disseminato di pattume e di discariche. Non è un paese di struzzi! Qui tutti vedono e poi nascondono la testa!" Cerco di quietarlo: "Abbi fede: la nuova amministrazione metterà a posto le cose". "Tu sei sempre ottimista". - Poi con sguardo sornione e sorriso schernevole aggiunge: "Ho saputo che l’eccitazione per le candidature è in effervescenza! Ti ricordi la sera del 5 febbraio al teatro Sant’Alessandro, Ulisse e le sirene"? "Si, certo che ricordo! Se non ricordo male Franco-Ulisse non si è fatto incantare dai canti delle sirene". "Si, ma forse tu non sai che una delle sirene si è trasformata in dea. Ha lasciato Ulisse ed ha deciso di scalare il monte Olimpo". "Fammi capire, si candida alla carica di sindaco"? "Hai capito bene!" Giungiamo nella piazza. Piccoli capannelli di uomini fanno scena. Tutti confabulano. Battutine. Sorrisi di intesa e di dileggio. Poco a poco ci accostiamo ai vari raggruppamenti. Tutti danno le loro motivazioni. Tutti hanno ragione. Tutti vorrebbero partecipare, essere dei gattopardi. Tutti accusano, rampognano, deplorano. Sono sempre gli stessi attori della solita farsa. I volti rugosi e i capi canuti fanno la conta degli anni. Identici i personaggi che si affollano, sempre per quel "posto" in prima fila. Tutti vogliono essere protagonisti. Tutti inconsapevoli che con la loro presunzione stanno girando le scene tragicomiche di un paese in agonia. Giuseppe si ferma accanto alla rotonda e di scatto mi chiede: "Dimmi ma questo paese non ha ragazzi, ragazze? I giovani non si interessano alla politica? Non hanno a cuore il loro avvenire, il futuro della loro terra"? "Sai, Giuseppe, questo è un paese strano, molto strano. Io non lo definirei gattopardiano, bensì pirandelliano. Qui vige la regola della famiglia. Non si dispiace il parente o l’amico dell’amico. Qui si è tutti e nessuno. Io ho una speranza: che questi giovani si sveglino! Sveglino le loro coscienze! Che abbiano un posto al sole! Infine, riescano a trovare il coraggio di uscire dal grigiore che li avviluppa … e finalmente possano diventare i soli mattatori sul palcoscenico della politica!" CUIVIS POTEST ACCIDERE QUOD CUIQUAM POTEST!