

di Francesco Sciara
“Il popolo che ignora il proprio ieri non può avere un suo domani”. Con questa frase Gregorio Viviani ha titolato la sesta edizione dell’Almanacco di “A ccù apparteni?”. Il calendario-almanacco è stato presentato a Menfi il 5 gennaio scorso, alla presenza di un folto pubblico. Successivamente, è stato distribuito gratuitamente alle famiglie residenti a Menfi e ha raggiunto tanti emigrati menfitani sparsi in ogni parte del mondo. Diventato ormai una tradizione consolidata e attesa, l’Almanacco curato da Gregorio Viviani rappresenta una sorta di pagina del passato. Che suscita l’interesse di quanti si soffermano a guardare con attenzione le foto d’epoca e a leggere le tante cose riportate. Una interessante e piacevole carrellata di detti, proverbi, indovinelli, filastrocche, orazioni, preghiere, annunci, vocaboli, nomi e soprannomi, momenti e usanze di vita quotidiana. Tutti riportati in stretto e rigoroso dialetto siciliano. E poi, ad arricchire questo “scrigno di vita d’altri tempi” sono riportate antiche foto, ingiallite dal tempo e talvolta incollate, che rappresentano una sorta di “ memoria storica” di Menfi e dei suoi abitanti, con le loro usanze, costumi, tradizioni e modi di dire e di fare. Un puntiglioso e meticoloso lavoro di ricerca storica che rappresenta un forte legame tra la Menfi di ieri, prima di essere distrutta dal terremoto del 15 gennaio 1968, e la Menfi di oggi. Un metro di paragone per analizzare le trasformazioni urbanistiche del centro abitato, dei principali luoghi pubblici, dei monumenti, delle piazze e delle chiese della cittadina belicina, una volta chiamata “la piccola Parigi”. Riportiamo alcune delle cose scritte nell’Almanacco. Vocaboli: agghiastru (ulivo selvatico), iemmu (grosso piatto), guardalomu (ramarro), sagnaturi (mattarello), mammana (ostetrica), balataru (palato), addimuru (perdita di tempo), parlastra (matrigna), zanna (zingara), criscenti (lievito naturale). Detti: “l’erva tinta un sicca mai”, “dunni un vidi Diu pruvvidi”, “tanti picca fannu assai”, “cu sputa ncielu nfacci torna”, “cu sparti nn’avi la parti”. Infine, riportiamo una poesia che si riferisce ad un tradimento coniugale: “vugghi vugghi quadaredda nova, pi nnà vasata ti cancià me nora adinchiti panza finu a lu viddricu stasira veni me figghiu e ci lu dicu”. L’edizione 2012 di “A ccù apparteni?”, edita dall’associazione culturale “Burgio Millusio” di Menfi, è stata stampata con una tiratura di circa 1700 copie. Il calendario-almanacco è stato distribuito gratuitamente grazie al contributo economico di alcuni sponsor privati che sostengono l’iniziativa. La prima copia, in occasione della presentazione ufficiale dell’Almanacco, è stata donata dall’autore al sindaco di Menfi Michele Botta. All’instancabile ed estroso autore Gregorio Viviani vanno i complimenti della direzione e della redazione de L’Araldo per l’interessante lavoro di ricerca storica.