
di Calogero Raviotta
Da alcuni anni, il 26 settembre sono presente, a Grottaferrata sia per assistere alle solenni celebrazioni in onore di S. Nilo, fondatore nel 1004 della famosa Badia Greca, sia per partecipare alle iniziative culturali che, in tale occasione, vengono organizzate per far conoscere la comunità monastica bizantina che vi opera da oltre mille anni.Quest’anno ho visitato l’originale e interessantissima mostra fotografica e documentaria “Ricordo di un evento: IX centenario dell’Abbazia e l’esposizione di arte italo-bizantina a Grottaferrata, 1904-1905”, aperta il 24 settembre 2011 nella Badia Greca. Ammirando con molto interesse l’originale documentazione esposta, leggendo con particolare curiosità il Catalogo messo a disposizione, ascoltando le relazioni di presentazione, ho scoperto che avevano significativamente contribuito alla buona riuscita dello straordinario evento culturale alcuni monaci di origine contessiota: don Cosma Buccola (1869-1934), don Sofronio Gassisi (1873-1923) e don Saba Abate (1871- ?). Ovviamente l’abate pro-tempore Arsenio Pellegrini fu il protagonista principale di quel evento dell’inizio del secolo scorso, avendo coordinato gli apporti ed i contatti di varie istituzioni che collaborarono alla realizzazione della straordinaria iniziativa culturale (Comitato cittadino di Grottaferrata, Comitato dei monaci, Comitato romano di cui facevano parte illustri personalità del tempo, ecclesiastiche e laiche). Nonostante il diffuso clima di dissapori tra Stato Italiano e Santa Sede, conseguente alla proclamazione dell’Unità d’Italia, che provocò una scissione profonda tra il nuovo Stato laico e la Chiesa di Roma, la mostra, sia per il coinvolgimento nella sua realizzazione di istituzioni, laiche ed ecclesiastiche, pubbliche e private, sia per la partecipazione di illustri personaggi del mondo della cultura, dell’arte, dell’aristograzia e della politica italiana (la visitarono membri del Governo, Ambasciatori, il re Vittorio Emanuele e sua madre la regina Margherita di Savoia, Gabriele d’Annunzio, aristocratici d’Italia e d’Europa), contribuì ad un riavvicinamento delle due sponde del Tevere. Fu quindi occasione per avviare, nonostante le perduranti diffidenze tra Stato e Chiesa, un processo di riconciliazione che porterà nel 1929 alla firma dei Patti Lateranensi. La medaglia, assegnata alla mostra dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, costituisce un riconoscimento ufficiale dell’iniziativa da annoverare tra quelle che meritano di essere ricordate nella celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Alla mostra del 1905 furono esposte preziose opere d’arte, manoscritti, icone, ed altri documenti messe a disposizione da varie istituzioni pubbliche e private, italiane (Roma, Ravenna, Messina, Venezia, ecc.) e straniere (Parigi, Mosca, Alessandria d’Egitto, ed altri ancora).